Con la sentenza n. 28100/2023, la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata con riferimento alla violazione del contradittorio durante lo svolgimento del processo tributario nella vigenza della legislazione emergenziale in ragione dell’epidemia da Covid-19.
In particolare, nel caso di specie, nonostante la società contribuente avesse chiesto due volte la fissazione della udienza di discussione, la Corte di Giustizia di secondo grado trattava la controversia in camera di consiglio decidendo la causa sulla base degli atti.
Ebbene, come noto, l’art. 27, del decreto legge 137/2020, recante la disciplina delle “misure urgenti relative allo svolgimento del processo tributario”, stabilisce al comma 2 che “in alternativa alla discussione con collegamento da remoto, le controversie fissate per la trattazione in udienza pubblica, passano in decisione sulla base degli atti, salvo che almeno una delle parti non insista per la discussione, con apposita istanza da notificare alle altre parti costituite e da depositare almeno due giorni liberi anteriori alla data fissata per la trattazione. I difensori sono comunque considerati presenti a tutti gli effetti. Nel caso in cui sia chiesta la discussione e non sia possibile procedere mediante collegamento da remoto, si procede mediante trattazione scritta, con fissazione di un termine non inferiore a dieci giorni prima dell'udienza per deposito di memorie conclusionali e di cinque giorni prima dell'udienza per memorie di replica. Nel caso in cui non sia possibile garantire il rispetto dei termini di cui al periodo precedente, la controversia è rinviata a nuovo ruolo con possibilità di prevedere la trattazione scritta nel rispetto dei medesimi termini. In caso di trattazione scritta le parti sono considerate presenti e i provvedimenti si intendono comunque assunti presso la sede dell'ufficio".
Ebbene, tanto premesso, la Suprema Corte, rilevato che nella causa non si è dato corso alla udienza di discussione e la decisione è stata assunta sulla base degli atti, ha dichiarato la nullità della sentenza di secondo grado.
In particolare, la Cassazione ha richiamato il principio predicato dalla giurisprudenza di legittimità nell’ambito del processo civile secondo cui “Nel giudizio di appello, la mancata fissazione dell'udienza di discussione orale della causa nonostante la rituale richiesta di una delle parti, formulata in sede di precisazione delle conclusioni e ribadita nel termine per il deposito delle memorie di replica ai sensi dell'art. 352 c.p.c., comma 2, comporta, di per sè, la nullità della sentenza, senza che sia necessario indicare gli argomenti che avrebbero potuto essere illustrati durante la discussione, poiché l'impedimento frapposto alla possibilità per i difensori delle parti di svolgere con pienezza le loro difese finali, anche nelle forme orali, all'esito dell'esame delle memorie di replica, costituisce di per sè un "vulnus" al principio del contraddittorio e una violazione del diritto di difesa".
Pertanto, alla luce del sopraesposto principio, nel caso in cui la parte abbia insistito per la discussione della causa in luogo della decisione sulla base degli atti ai sensi dell’art. 27, comma 2, del decreto legge 137/2020, la mancata fissazione dell’udienza di discussione e la decisione della causa sulla base degli atti comportano la nullità della sentenza.
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