L’articolo esamina la sentenza n. 43 del 2025 della Corte costituzionale in tema di addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica, ricostruendo l’evoluzione giurisprudenziale che ha preceduto l’intervento della Consulta e i riflessi sistematici che ne sono derivati. Dopo aver analizzato il contrasto tra diritto interno e direttiva 2008/118/CE, la prassi giurisprudenziale sulla legittimazione attiva e passiva delle controversie per il rimborso dell’addizionale e il nodo irrisolto dell’assenza di effetti orizzontali delle direttive, l’articolo mette in luce come la Consulta, pur riconoscendo l’impossibilità per il giudice di disapplicare la norma nazionale in un rapporto orizzontale, abbia scelto la via della declaratoria di incostituzionalità con effetti ex tunc. Tale scelta, se da un lato neutralizza il divieto di efficacia orizzontale, dall’altro produce rilevanti conseguenze sui rapporti tra consumatori, fornitori e Stato, duplicando i contenziosi e aggravando la posizione dei fornitori, senza apportare un effettivo vantaggio ai consumatori. In chiave critico-ricostruttiva, l’articolo discute la tenuta della sentenza sotto il profilo del diritto costituzionale e del diritto dell’Unione, interrogandosi se l’intervento non finisca per porsi in tensione con l’art. 288 TFUE e con il principio di legittimo affidamento. In conclusione, viene prospettata una diversa soluzione ermeneutica, fondata sull’interpretazione conforme dell’art. 29 della legge n. 428/1990, che consentirebbe al consumatore di agire direttamente nei confronti dello Stato, evitando così sia il rischio di effetti orizzontali impliciti sia la duplicazione dei giudizi.
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